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S di Sostenibilità: centrale nell’alfabeto Estel

Presto soppianterà Savona nell’alfabeto telefonico. O, forse, l’ha già fatto. Di certo la S di sostenibilità è centrale nell’alfabeto Estel. Del resto, assieme a resilienza, è una delle parole che si usano più di frequente rispetto al recente passato. Il concetto di sostenibilità, d’altronde, è sempre più al centro dell’attenzione, soprattutto nelle aziende. È un faro, uno sprone, un imperativo. Si tratta di provare a ridurre il nostro impatto sul pianeta, ma anche di contribuire al benessere sociale ed economico degli individui. Perché la sostenibilità sia reale, bisogna, però, passare dalle parole ai fatti, unendo visione a lungo termine e azioni quotidiane. Ecco quel che facciamo noi di Estel.

Tra obblighi e una maggiore consapevolezza

Prima un accenno al contesto. La pandemia di Covid-19 è stata un grande acceleratore della transizione sostenibile, ma molto resta ancora da fare. Lo conferma la recente ricerca di EY Seize the change: futuri sostenibili su un campione di oltre 260 aziende italiane di diversi settori. Dallo studio emerge, tra l’altro, che:

  • il 70% delle aziende ha previsto un piano di sostenibilità corredato da obiettivi;
  • solo il 23% ha definito, però, le tempistiche del raggiungimento degli obiettivi;
  • l’84% dispone di un piano industriale con azioni di mitigazione e/o di adattamento ai cambiamenti climatici;
  • appena l’8% ha un piano strategico che prevede azioni e investimenti per il raggiungimento della neutralità climatica.

All’orizzonte, intanto, c’è l’allargamento della platea di soggetti chiamati a redigere il Bilancio di sostenibilità. Oggi il documento è obbligatorio solo per le aziende quotate e per realtà del settore bancario-assicurativo di grandi dimensioni. È volontario, invece, per gli altri, anche se sta diventando sempre più consuetudine. Del resto, essere sostenibili conviene, da tutti i punti di vista: pure sul fronte reputazionale. Anche perché gli italiani sono sempre più interessati al tema. In base all’ultimo Osservatorio nazionale sullo stile di vita sostenibile, il 72% dei nostri connazionali si dice coinvolto dal tema: nel 2015 era il 43%. Fino a ieri, la sostenibilità era una valida opportunità. Ora diventa discriminante tra l’essere o il non essere presenti e protagonisti sul mercato nel futuro prossimo.

Un impegno (certificato) lungo quasi 20 anni

 

Edwad Baù, Sustainability Manager

Noi di Estel ci siamo mossi per tempo. “Sostenibilità, per noi, non è un termine astratto – chiarisce il nostro sustainability manager Edward Baù –. Si deve concretizzare in una serie di azioni misurabili secondo standard riconosciuti e interpretabili da tutti. Cercando di non cadere nel greenwashing, ovvero in un ecologismo di facciata. Non ce n’è bisogno. Servono, invece, percorsi di concretezza verificabili: questo è sempre stato un punto cardine della nostra strategia”.
Abbiamo dato forma alla nostra politica ambientale dai primi anni Duemila. Ci siamo mossi dapprima sul fronte delle certificazioni:

  • le certificazioni del sistema di gestione, relative all’impatto ambientale dell’attività dell’azienda e alla sicurezza dei lavoratori (ISO 9001, ISO 14001, OHSAS 18001 ora ISO 45001);
  • le certificazioni di prodotto, che ne assicurano la conformità ai requisiti stabiliti da norme tecniche o documenti equivalenti. In questo senso, i nostri prodotti soddisfano i requisiti della certificazione LEED per gli edifici sostenibili. Siamo, inoltre, in possesso di certificato FSC (Forest Stewardship Council), relativamente alla produzione di arredi e pareti in legno.

Leggi il REPORT ambientale

Sostenibilità: proiezione del futuro

Parlando di sostenibilità, tra le varie azioni intraprese vi sono anche quelle finalizzate alla riduzione dei consumi elettrici:

  • abbiamo, per esempio, sostituito gli apparecchi di illuminazione esistenti (tubi al neon) con apparecchi a led e installato motori a inverter in luogo dei motori tradizionali;
  • i tre stabilimenti produttivi di Thiene, Arsiero e Massa sono stati dotati di altrettanti impianti fotovoltaici. Vengono annualmente prodotti circa 2.700.000 kWh, e si evita di immettere in atmosfera circa 1.500 tonnellate di CO2.
  • Da quest’anno, poi, siamo passati a energia 100% rinnovabile. Produciamo il 40% del nostro fabbisogno energetico attraverso il fotovoltaico. Acquistiamo il restante 60% da impianti certificati che producono energia elettrica da fonti rinnovabili.

E già pensiamo al futuro. “Vogliamo che tutte le funzioni siano allineate agli obiettivi di sostenibilità aziendale – svela Baù –, con un reporting ancora più concreto e trasparente per il pubblico. Da questo punto di vista, dall’anno prossimo faremo un Bilancio di sostenibilità. Sarà allineato ai 17 goal dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e agli standard GRI, i nuovi parametri per la rendicontazione di sostenibilità”.

Lunga vita al prodotto sostenibile!

A proposito di futuro, ci saranno anche ulteriori sviluppi lato prodotto. “Andremo, nel dettaglio, a certificare alcune nostre serie principali con etichette ambientali. Questo per consentire a chi compra un prodotto Estel di (ri)conoscere con facilità e chiarezza il contributo dato da quel prodotto in tema di sostenibilità.
Si tratta di un passaggio importante. Quando ciascuno di noi compra qualcosa, compra anche l’impegno dell’azienda produttrice sul fronte della sostenibilità. “La bontà di un prodotto si misura anche da questo punto di vista – sottolinea Baù –. In questo senso, noi di Estel adottiamo già da un decennio un approccio basato sull’analisi del ciclo di vita del prodotto. Ne verifichiamo, cioè, l’impatto: dall’estrazione delle materie prime fino a fine vita. E vogliamo farlo sempre meglio”.

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Qualità e durevolezza

Qualità dei materiali, cura delle finiture, resistenza testata: sono gli elementi che garantiscono la durata nel tempo di un bene e costi inferiori di manutenzione/riparazione. Non s’improvvisa ma, anzi, si parte già in fase di progettazione. Generalmente, tutte le parti di ricambio dei nostri prodotti sono disponibili per almeno 10 anni, con possibilità di estensione, a partire dalla data di collaudo. Si può, così, procedere all’eventuale riparazione del mobile anziché alla sua sostituzione, aumentandone la vita utile.
Per facilitare, inoltre, il trattamento a fine vita del prodotto, operiamo a 2 livelli:

  • scegliamo, innanzitutto, materiali riciclabili;
  • in particolari accoppiamenti, poi, privilegiamo metodi costruttivi che consentono di separare completamente, correttamente e agevolmente tra loro i diversi materiali che costituiscono il prodotto. Il tasso di riciclabilità dei nostri arredi si colloca, in tal modo, tra il 90 e il 100%.